La Storia di Dana: una Teen Mom alle prese con un figlio appassionato di Piero Angela
Consigli per giovani mamme impaurite
Dana ha gli occhi color nocciola e, quando li incontri, è probabile che tu ne riceva in omaggio un altro paio, sempre nocciola solo più piccoli: sono gli occhi di Giulio.
Dana è dal 1991 che vive sul mare e chiede ai suoi genitori il motivo del suo nome: l’hanno trovato in un libro, forse tra i titoli di coda di un film, qualche volta tra gli attori di uno spettacolo teatrale. Nonostante tutto le certezze di Dana sono tante ma la più grande, quella più
Le passioni di Dana sono tante, ma l’amore incondizionato, quello vero, lo prova solo per quel paio di occhi citati sopra: Giulio, il suo bambino, messo al mondo all’ultimo anno di liceo, a 18 anni.
Abbiamo intervistato Dana per raccontare la sua storia, con quella leggerezza e ironia tipica degli ultimi anni scolastici, dove si sogna l’indipendenza e dove non ci si aspetta di diventare campionesse in cambio dei pannolini e bartender di biberon, sperando di essere utili e di strappare un sorriso a tutte le Baby-Mamme e non.
– Raccontaci IL momento, com’è stato scoprire di essere incinta? Quando l’hai scoperto?
Avevo un ciclo puntualissimo, non potevo sbagliarmi. Con 24 ore di ritardo ho deciso di fare il mio primo test – in seguito ne avrei fatti due o forse tre, di conferma. Non c’erano dubbi, la linea era netta e decisa. Io lo ero meno, però. Avevo 18 anni, ne avrei compiuti 19 dopo qualche mese, ed ero intrappolata in una relazione dalla quale sarei dovuta scappare da molto tempo. Dopo qualche giorno avrei dovuto sostenere la prima prova dell’esame di stato, e non avevo la più pallida idea di cosa avrei detto ai miei genitori, ero terrorizzata dal loro giudizio.
– In un’ epoca di Reality Show sulle Teen Moms abbiamo una visione distorta dell’essere giovani madri. Cosa vuol dire, per te, essere diventata mamma così “presto”?
La televisione è in grado di deformare ogni tipo di storia. Per quanto mi riguarda essere diventata madre ha significato scendere a tanti compromessi e mutare radicalmente il mio modo di essere. È come se ogni cosa avesse un nuovo e grande significato. Ogni mattina, quando la sveglia suona alle sette, ed io inizio a stirare i vestiti che Giulio dovrà indossare per la scuola materna – sì, sono una di quelle madri che stira solo quando è strettamente necessario – penso a come tutto, ora, nella giornata, abbia un posto. Le carezze hanno un posto, i giocattoli ne hanno un altro, gli amici, il pranzo e la merenda, il mare, il bagno e la crema idratante per bambini, tutto ha una collocazione ben precisa, tutto ha un ritmo, tutto è consequenziale. Non esiste nessun fuori programma. I bambini hanno bisogno di una grandissima stabilità, questa è una cosa che ho capito fin da subito, e i loro ritmi vanno assecondati e rispettati. La mia vita è cambiata in funzione di Giulio, ed io sono cresciuta tanto. In televisione, invece, tutto sembra amplificato. L’amore, l’odio, i litigi, i sacrifici. Ma si tratta di semplice audience, mentre nella vita reale nessuno sarà dietro uno schermo ad applaudirti.
– Cosa hai provato la prima volta che hai visto tuo figlio?
Quando lo vidi per la prima volta pensai soltanto alla sua unicità, e a quella vita meravigliosa ed intricata che pian piano sarebbe riuscito a cucire come un maglione che lentamente nasce da un gomitolo di lana. So che gli ho trasmesso l’amore per la lettura, e tanta, maledetta, sensibilità. Ma non esiste nulla che cambierei in lui. È testardo, determinato, estremamente spiritoso, ma anche tanto timido. Ricordo che dopo dieci ore di travaglio, quando lo vidi, iniziai a gridare, Ce l’abbiamo fatta, amore, ce l’abbiamo fatta. Mi sembrava di aver scalato la montagna più alta del mondo insieme a lui. Ed ero così affamata che iniziai a mangiare chili di pizza con i funghi – ne era avanzata tanta dalla sera prima.
– Com’è stata la reazione delle tue amiche della tua età al saperti incinta? E’ cambiato qualcosa con loro?
La mia famiglia ha fatto davvero tanta fatica a metabolizzare tutto. Probabilmente avevano paura che da sola non sarei riuscita ad affrontare tutto questo, perché sapevano che il padre naturale di Giulio sarebbe stato presto risucchiato da una tromba d’aria. I miei rapporti di amicizia, invece, sono stati in un certo senso ridefiniti. Le persone davvero valide sono quelle che ancora oggi sono al mio fianco. Ma tante altre sono sparite – risucchiate anche quelle dalla tromba d’aria, credo.
– Cinque consigli per le future Teen Mom:
- Al mare indossate sempre dei costumi comodi e ben saldi. Lasciate perdere i costumi a triangolo – i bambini adorano giocarci come se fossero tendine – e i laccetti li slacciano in una frazione di secondo. Oppure optate per la spiaggia nudista.
- Nei primi mesi il vostro mantra dovrà essere, Dormo quando c’è da dormire. Dopo una lunga notte in bianco, probabilmente vostro figlio si addormenterà la mattina successiva, proprio per l’orario di visita di vostra suocera. Fingete di non essere in casa, il sonno è denaro.
- Entrate in modalità orecchie da mercante quando persone il cui obiettivo nella vita è riuscire a tornare a casa dopo la discoteca senza rigare la macchina di papà inizieranno ad impartire consigli su come diventare una mamma perfetta. Alla domanda, Ma vuoi anche tu un bambino?, risponderanno categoricamente di no. Dunque spiegherete che in questo caso possono continuare a discutere di cocktails.
- Non sentitevi in colpa, questa è la regola. Avete bisogno del parrucchiere? Prenotatelo. Volete uscire dopo cena per bere un bicchiere di vino con una amica? Fatelo. Sentite la necessità di iniziare la Bikini Body Guide facendovi scattare le fotografie del prima e del dopo da vostro figlio? Consegnategli lo smartphone.
- L’ultimo consiglio è un dovere. Dovete cercare di essere felici, e rimanerlo per la maggior parte del tempo. Credo si tratti del miglior insegnamento per il vostro bambino.
– Quali sono miti da sfatare sulle “Teen Moms”?
Non siamo solo mamme, ma anche donne. Non divoriamo uomini, e non cerchiamo necessariamente un padre per nostro figlio. Non viviamo soltanto tra pannolini e pipì, e non abbiamo perso alcuna facoltà mentale.
– Parlami di Giulio
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Giulio, all’inizio, voleva fare il calciatore. Per fortuna ci sono i miei due fratelli che gli hanno insegnato cos’è un fuorigioco. Da qualche mese, però, ha deciso di voler diventare un fioraio. E quando non raccoglie fiori, ama guardare documentari. Quelli per bambini, però, lo annoiano. Quindi siamo costantemente in modalità Piero Angela. Giulio usa parole estremamente sofisticate, e sì, coniuga benissimo i verbi. Ma quando si trova in situazioni imbarazzanti – quelle in cui gente appena conosciuta gli si accalca intorno cercando di palpargli le guance mentre emette suoni strani e lo chiama fagiolino o bruschettina – diventa muto. Lui dice che così lo lasciano stare, e non ha mica tutti i torti. Io per educazione e civiltà non posso adottare la stessa tecnica, ma son più le volte in cui vorrei imitarlo, che quelle in cui desidererei cambiarlo. I bambini sono come delle grandissime scatole magiche dentro cui trovi un senso alle piccole e alle grandi cose. E la cosa più bella è che il senso che riesci a trovare è libero da qualsiasi contaminazione. Dentro quella scatola, poi, ci sono chili di creatività – un’arma invincibile che da adulti spesso dimentichiamo. E soprattutto dosi infinite di amore incondizionato.
… Ed è ascoltando persone come Dana che capisci che, in fondo, dai bambini si può soltanto imparare.
E alle persone che le dicono “Ti sei persa tante cose“, lei risponde che fare un figlio prima dell’esame di maturità è di gran lunga la cosa più avventurosa che si possa fare!